Rasgulla: l’anima dolce dell’India orientale

Luglio 22, 2025

Nell’India orientale, il rasgulla è più di un semplice dessert: è nostalgia raccolta e cotta a fuoco lento nello sciroppo, un assaggio di ricordi evocati durante matrimoni, feste e pigri pomeriggi estivi. Per i bengalesi e gli odia è motivo di gentile rivalità, emblema di orgoglio culinario e, talvolta, di dolce diplomazia.

La storia del rasgulla inizia nelle cucine dei templi dell’Odisha, dove un tempo il chenna (formaggio fresco cagliato) veniva impastato da mani esperte e modellato in palline bianche come la neve prima di essere cotto in uno sciroppo di zucchero bollente. Il Bengala, sempre audace nelle sue innovazioni, perfezionò l’arte della spugnosità nel XIX secolo, regalandoci il rasgulla che oggi si scioglie sulla lingua in tutto il subcontinente.

Nella sua essenza, il rasgulla è semplicità trasformata: latte acidificato con limone, filtrato e pressato, impastato fino a renderlo morbido, poi diviso in palline e cotto fino a quando una delicata resistenza cede alla dolcezza dello sciroppo. Ogni boccone è allo stesso tempo leggero e sostanzioso, puro ma goloso.

Ma il rasgulla è più che chimica; è rituale e affinità. Nei templi viene offerto agli dei; nelle case segna le tappe importanti e le riunioni. Ogni ciotola promette il conforto della tradizione e l’emozione di una gioia senza tempo, ricordandoci che a volte la felicità è meglio servita morbida e ricoperta di sciroppo.

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