La storia di Homi Jehangir Bhabha si legge quasi come una rivoluzione silenziosa, plasmata non dalla retorica, ma dall’intelletto, dall’ambizione e da una profonda fiducia nel potenziale scientifico dell’India. Nato nel 1909 in una distinta famiglia parsi a Bombay, Bhabha partì per Cambridge per studiare ingegneria, solo per scoprire una vocazione più profonda nella fisica teorica. Le sue prime ricerche sui raggi cosmici lo posizionarono tra i giovani scienziati più importanti al mondo.
Quando tornò in India durante la Seconda Guerra Mondiale, riconobbe un vuoto: il paese mancava di istituzioni dedicate alla ricerca avanzata. Con la sua caratteristica lungimiranza, nel 1945 fondò il Tata Institute of Fundamental Research, creando un santuario in cui gli scienziati indiani potessero innovare secondo standard globali. Poco dopo, pose le basi del programma nucleare nazionale istituendo l’Atomic Energy Establishment di Trombay e guidando la strategia indiana dell’energia nucleare in tre fasi, un capolavoro costruito attorno alle abbondanti riserve di torio del paese.
Come primo presidente della Commissione per l’Energia Atomica, Bhabha unì lo splendore scientifico a uno straordinario talento per la costruzione di istituzioni. La sua morte prematura, nel 1966, pose fine a una vita luminosa, ma la sua eredità continua a vivere: egli resta l’architetto del percorso atomico dell’India e una delle menti scientifiche più influenti dell’India moderna.